Meno tasse sugli affitti: ecco chi può avere la cedolare secca al 10%
Il decreto casa del Governo abbassa dal 15 al 10% l'aliquota per la cedolare secca sui canoni concordati dal 2014 al 2017. Attenzione, però: lo sconto fiscale non si applica a tutti i proprietari, ma solo a certe condizioni.
1. Sconto limitato agli affitti concordati
La nuova cedolare al 10% vale solo per i contratti a canone concordato "3+2", che possono essere stipulati solo nei Comuni ad alta tensione abitativa e devono rispettare gli accordi territoriali tra sindacati degli inquilini e associazioni della proprietà. Il canone, in particolare, deve essere compreso tra il minimo e il massimo fissato dagli accordi, ed è in genere inferiore a quello di mercato.
2. Vantaggio automatico per gli affitti convenzionati
Se l'alloggio era già affittato a canone concordato e il proprietario aveva già scelto la cedolare secca, lo sconto fiscale è automatico sugli affitti maturati dal 1° gennaio 2014, su cui si paga il 10% di aliquota, anziché il 15% applicato l'anno scorso. Secondo le dichiarazioni dei redditi 2012, però, questa scelta era stata fatta solo da 65mila contribuenti su circa 2 milioni di proprietari di abitazioni locate.
3. Possibile l'opzione in corsa
Se c'è già un contratto a canone concordato in corso, il proprietario può optare per la cedolare entro il termine per il pagamento dell'imposta di registro annuale. Ad esempio, se il contratto è stato stipulato il 1° marzo 2013, può scegliere la cedolare entro il 30 marzo 2014 inviando la raccomandata all'inquilino per rinunciare all'aggiornamento Istat e presentando alle Entrate il modello 69 o il nuovo RLI. L'opzione vale per l'annualità contrattuale che inizia dal 1° marzo 2014.
4. Sui contratti a canone libero resta il 21%
I grandi esclusi sono i contratti a canone di mercato, per i quali la cedolare continua a essere al 21 per cento. Se vuole pagare il 10%, il proprietario deve chiudere il contratto libero, effettuando anche la risoluzione alle Entrate che costa 67 euro, e poi stipularne uno nuovo a canone concordato. Prima, però, bisogna verificare che l'affitto convenzionato sia possibile (nei Comuni ad alta tensione abitativa) e vantaggioso per il proprietario (in alcuni casi il canone è meno della metà di quello di mercato).
5. Attenzione al livello di Imu e Tasi
Con l'Ici in molti Comuni gli affitti concordati pagavano un'aliquota ridottissima o azzerata. Con l'Imu gli sconti sono spariti e il prelievo medio è praticamente raddoppiato. Nel 2014 il proprietario dovrà pagare anche la Tasi, che sarà a carico dell'inquilino per una quota tra il 10 e il 30% a scelta del sindaco. Se il Comune avrà la forza (e la voglia) di ridurre le Imu e Tasi, il canone concordato potrà tornare vantaggioso
6. Nessun effetto dalla Consulta
La sentenza 50/2014 della Corte costituzionale che ha bocciato le super-sanzioni contro gli affitti in nero non ha effetti diretti sulla cedolare secca, ma solo su quei contratti a canone iper-scontato che sono stati registrati dagli inquilini o dal Fisco.
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