Per salvare i negozi cedolare secca e contratti più liberi
"Il Presidente di Confcommercio sfonda una porta aperta quando dice che per risolvere il problema della fine dei negozi nelle nostre città serve una 'revisione delle formule contrattuali'. È quello che diciamo da anni. Il fatto che i contratti di locazione dei locali commerciali siano regolati ancora da una legge preistorica come quella del 1978 sull'equo canone, è una assurdità che non ha paragoni. Si tratta di una disciplina che - imponendo contratti di 12 o 18 anni a canone immutabile (salvo l'Istat) - impedisce l'incontro fra domanda e offerta, precludendo l'apertura di nuove attività da parte di tanti giovani che avrebbero bisogno di lavorare". Lo afferma in una nota il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.
"Se a tutto ciò si aggiunge una tassazione che - fra Irpef, addizionali Irpef, Imu e Tasi - arriva ad erodere il 70/80 per cento dei canoni, il quadro che ne deriva è quello che abbiamo tutti davanti agli occhi: locali abbandonati, degrado, insicurezza, Pil che non cresce, consumi che non ripartono - prosegue -. La soluzione a tutto ciò esiste: derogabilità della legge sull'equo canone per tutti - e non solo, come ora previsto, per le locazioni con canone annuo superiore a 250 mila euro - e cedolare secca per gli affitti commerciali. Mettiamo subito in cantiere queste due misure e i risultati non tarderanno ad arrivare".
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