La casa continua a essere un investimento per gli italiani
Nel tempo la domanda di abitazioni è cambiata e nei prossimi anni il mercato dovrà essere in grado di far fronte a quelli che saranno i nuovi acquirenti. Ma in questo scenario, con le nuove generazioni travolte dalla crisi e un tessuto sociale in trasformazione, nel futuro dell’immobiliare si affaccia con insistenza la locazione.
A spiegare cosa sta accadendo al settore, al di là dei dati sulle compravendite, è Mario Condò de Satriano, presidente del Centro Studi Fiaip, che parlando a idealista news ha posto l’accento su un aspetto interessante e ha affermato: “L’immobile continua a essere un investimento per gli italiani”.
Cosa sta accadendo sul fronte delle locazioni?
I dati definitivi li avremo da qui a qualche settimana, ma sicuramente il trend è positivo. C’è stato un aumento del livello delle locazioni. Un dato in controtendenza con quello che viene spesso sostenuto: ossia che l’immobile non è più un investimento.
Al contrario si può dire che ci sia un ritorno dell’investimento immobiliare?
Oggi su un immobile di target medio basso si ha un rendimento del 4-5% l’anno. Considerando i rendimenti negativi dei titoli di Stato e le performance negative delle Borse, si tratta di un dato assolutamente importante.
Per non parlare poi dei rendimenti di gran lunga superiori degli immobili destinati a case vacanze e b&b, in questi casi però c’è un’attività di carattere lavorativo.
Nel dettaglio, in questo scenario che ruolo ha e avrà l’investimento?
Anche in questo lungo periodo di crisi l’immobile continua a essere un investimento per gli italiani. I piccoli risparmiatori hanno sempre preferito l’immobile e continuano a preferirlo. Continuano a investire sulla casa, che dà un buon rendimento.
Sui grandi investitori pesa la problematica di carattere fiscale, che in questo momento grava sul settore immobiliare.
Il carico fiscale è enorme e non si vedono promesse sulla casa da parte delle forze politiche che si stanno candidando alle elezioni. E’ invece indispensabile intervenire con una riforma fiscale dell’immobiliare.
Quali sono i fattori che stanno favorendo le locazioni?
Qui i riflettori si accendono sulla generazione dei cosiddetti Millennials e quindi sulla flessibilità del lavoro, sul non dover stare necessariamente in un determinato quartiere o in una determinata città. C’è una propensione a muoversi e a cambiare attività.
E poi, purtroppo, quella dei Millennials è una generazione che non conosce il cosiddetto posto fisso, fatto che apre un ragionamento ampio sulle banche.
Se gli istituti di credito non cambieranno il loro modo di valutare il merito creditizio dei soggetti acquirenti, tra qualche anno ci troveremo di fronte a una serie di richiedenti che non avranno i requisiti necessari per ottenere un finanziamento. E questo sarà un problema.
Nel complesso, qual è la situazione del mercato immobiliare?
Sul fronte delle transazioni, c’è stato un aumento generalizzato del numero di compravendite, anche se non come gli anni scorsi. I prezzi sono rimasti stabili nelle grandi città. Le province, invece, continuano a registrare una minima diminuzione.
A conti fatti, come sta cambiando il settore?
Purtroppo, non sta cambiando. Il settore avrebbe bisogno di grossi investimenti, soprattutto in quelle che sono le periferie delle città. E’ qui che dovrebbero concentrarsi la maggior parte degli investimenti, in modo da renderle sempre di più parte integrante delle metropoli. Allo stato attuale questo non c’è. Stenta poi a decollare una cultura energetica, specialmente nelle grandi città.
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